Carissimi,
Nella mia famiglia, nella parrocchia dei Frari e nella scuola che ho frequentato qui ai Cavanis, si è concretizzata la mia educazione cristiana, e ha preso vigore la mia vocazione.
Una decisione che non è stata facile
A 19 anni, dopo la maturità, ho preso una decisione, che non mi è stata facile, ma che trovo molto saggia, dettata dalla sapienza divina di cui si parlava nella prima lettura: tra i vari istituti religiosi che mi si presentavano, come i francescani conventuali (dei Frari) e i Gesuiti, ho scelto la Congregazione delle Scuole di Carità, Cavanis, perché in 8 anni di scuola, avevo visto che questo era, come è, un piccolo gregge: poveri, piccoli, umili, gratuiti; piccoli come ci vuole Gesù, per poter meglio passare per la cruna del simbolico ago (del vangelo di oggi).
Religioso, prete e missionario
La vita di religioso Cavanis, di prete, di missionario mi ha portato molto lontano, per quasi tutta la mia vita adulta, perlopiù fuori di Venezia.
Vorrei dire qualche parola sul sacerdozio e sulla mia partecipazione a questo dono e grazia che è la vita del prete. Dobbiamo aver chiaro che l’unico sacerdote sommo ed eterno è Gesù il Cristo. Tutti noi battezzati siamo un popolo sacerdotale, nella liturgia, nella vita e nel mondo.
Ed è per questo sacerdozio universale dei fedeli che si proclama nell’Eucaristia, dopo la consacrazione, “Ti rendiamo grazia per averci ammesso alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale”; tutti noi, prete e popolo di Dio.
Chiamato a servire
Ad alcuni (solo uomini, per ora) è data la grazia di accedere al sacerdozio ministeriale, non per il loro proprio onore o merito, ma per il servizio nella chiesa. Non per la carriera, ma per essere gli ultimi (1 Corinzi 4, 9).
Io ho avuto questa grazia 60 anni fa, per l’imposizione delle mani dal Patriarca Giovanni Urbani, nella basilica della Madonna della Salute, assieme a candidati della diocesi di Venezia. Ci chiamiamo “preti”, cioè presbiteri o anziani, più che sacerdoti, proprio per rispetto all’unico sacerdozio di GCNS.
La Congregazione delle scuole di carità
Antonio e Marco Cavanis, prima che il giuridismo romano li costringesse alla forma di congregazione religiosa, volevano istituire ciò che oggi si chiama Comunità di vita apostolica: preti dipendenti dai vari vescovi, e specializzati nella pastorale della gioventù, soprattutto dei poveri e abbandonati, ragazzi e ragazze.
Non mi sono mai pentito di essere prete, e religioso, e Cavanis. Ci sono stati naturalmente periodi di “acqua alta” e periodi di acqua magra.
Ispirato dalla fede dei santi giovani della Chiesa
Sono stato ordinato nella festa di S. Luigi Gonzaga, un santo morto giovane (23 anni), vissuto e morto eroicamente assistendo gli appestati. Quando ero novizio o giovane chierico, mi proponevo, un po’ ingenuamente, sull’esempio di S. Luigi, e di altri santi giovani che ci erano proposti a modello, di arrivare alla santità da giovane!
Ho capito che la santità è un impegno e una lotta di tutta la vita
Prima del tempo, e in altro senso, mi dicevo “Santo subito”! Poi ho capito che la cosa è un po’ più complicata, e che la santità, cui il Signore chiama tutti, nella “universale vocazione alla santità” (LG 39), è un impegno e una lotta di tutta la vita. L’appuntamento dei 23 anni e innumerevoli altri li ho persi per via delle tante infedeltà e peccati, di cui oggi, particolarmente, chiedo perdono al Signore e al popolo di Dio qui rappresentato.
Il Signore è misericordia e mi ha perdonato
Il Signore è misericordia e mi ha perdonato tante volte e mi perdonerà ancora, anche per la preghiera di tutti voi. L’importante è lottare nella speranza, per essere fedeli, fino all’ultimo giorno. Bertolt Brecht diceva: “Ci sono quelli che lottano tutta la vita: questi sono gli indispensabili”, frase che spesso si attribuisce a El Che Guevara! (il che non guasta.)
Ringrazio oggi il Signore per tanta grazia e tanti doni e tanto perdono.
Ringrazio voi e tanti amici/amiche che hanno pregato per me e mi hanno accompagnato nel cammino.
Ringrazio l’angelo custode che mi ha accompagnato e difeso tra tante avventure e tanti pericoli.
Ringrazio la comunità religiosa e la mia famiglia per l’amore, per questa opportunità e questa festa.
Il Signore mi dice e dice a tutti noi
E ora, passati 66 anni da quando sono entrato in seminario e 60 da quando sono diventato prete, sento che il Signore mi dice e dice a tutti noi, con il secondo Isaia: “Fino alla vostra vecchiaia io sarò sempre lo stesso per voi, io vi porterò fino ai capelli bianchi.” (Is 46,4).
E ancora “31bIl Signore, tuo Dio, ti ha portato, per tutto il cammino che hai fatto, come un papà porta sulle spalle il suo bambino, finché sei arrivato qui“(Dt 1, 31b).
E con il vangelo di oggi: “In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre [e moglie, aggiunge S. Luca] o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, 30che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.” Mc 10, 28b-30).
A Lui, gloria, onore, impero e forza, nei secoli dei secoli. Amen
P. Giuseppe Leonardi, CSCh