Dies natalis di P. Marco Cavanis

Impariamo da lui a confidare nella Provvidenza e a condire la nostra vita con il buon umore.

Meditazione di alcune frasi che P. Marco Cavanis ci ha lasciato scritte. Impariamo da lui a confidare nella Provvidenza e a condire la nostra vita con il buon umore.

Sono qui dunque per fare la volontà del Signore e tanto basta per dover essere contenti”

Quando si cerca di fare quello che si può, si è fatto ogni cosa dell’esito lasciamo la cura al Signore”

Rifugiatevi nella preghiera a trattare il problema con la dolcissima nostra Madre Maria e state di buon animo che con la sua mediazione validissima ed amorosa ogni cosa dovrà riuscire felicemente”

Su coraggio: bello e grande è il nostro conforto nel patire per amore di Dio”

Le fondazioni sempre costano assai, ma fruttano anche assai più di quello che costano. È una grazia non meritata che dio ci fa nell’impegnarci a tal fine…

Il buon umore di P. Marco Cavanis non fu solo una dote naturale dovuta al suo carattere ma ebbe un valido sostegno nella totale fiducia nella Provvidenza divina.

Scrive P. Antonio: “Intanto tutto prendiamo con allegrezza dalle mani dolcissime della Provvidenza divina. Vedrete che andrà bene. La grazia è grande. Ci vuole grande fede … non vi prendiate pena per noi che per noi veglia la Provvidenza”.

Ecco un esempio di come la Provvidenza è vicina a P. Marco.

Egli si trova a Vicenza in attesa di avere il passaporto per Verona dove conta di incontrare l’Imperatore: “Volete sentirla bella, ma bella e bellissima? In questa mattina ho ricevuto la lettera da Verona scritta non dal Marchese (di Canossa) ma da quell’altra buona creatura a cui mi avete raccomandato. L’apro dunque col fiato sospeso, tenendomi per sicuro di veder consolanti risposte. Invece (oh bella!) leggo nelle prime parole: “non si potè ottenere il passaporto, torni pure a Venezia ecc. ecc …”.

Io allora mi metto il cuore in pace e mi abbandono tranquillamente alla Provvidenza …

Vado all’ufficio a prendere il passaporto (per ritornare a Venezia) senz’aspettare pure un giorno. Ma sento che mi si dice:
– non andrebbe piuttosto a Verona?
– Sì Signori, io rispondo e come che ci andrei!  Ma non posso.
– E perché dice di non potere, ripiglia il ministro, pieno di cortesia, se io le rilascio la carta qui sull’istante?

Io resto là come un cuco …

In somma alle corte: nell’atto che il caso sembrava disperatissimo ed io stavo per prendere il passaporto per Venezia, mi porto invece a Verona … Sia benedetta l’amorosissima Provvidenza la quale per vie mirabili e sapientissime mortificat et vivificat” (Volume II pagina 344).

P. Pietro Fietta, CSCh (Archivio 2018)

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