Quale è il senso del fare domande scomode al Capitolo 2019

Smettiamo di crescere in profondità quando non ci facciamo delle domande o non le facciamo alla società in cui viviamo.

Siamo invitati a fare domande ai capitolari del prossimo Capitolo generale di Congregazione. Questo è un bene, anche quando le domande possono essere scomode? La parte di Congregazione  che è in Italia e che è la “madre” della stessa Congregazione, come persone e opere attualmente è la parte minore. La maggior parte delle domande, quindi,  saranno fatte da confratelli delle altre parti territoriali. Fare domande è il “mestiere” di ogni bambino e di ogni adolescente. 

Smettiamo di crescere in profondità quando non ci facciamo delle domande o non le facciamo alla società in cui viviamo. Qual’é il senso delle domande che siamo chiamati a fare ai capitolari che parteciperanno al nostro prossimo capitolo? Quanti faranno domande le faranno come “figli” che amano la Congregazione? O continueranno a pensare la Congregazione come la causa di tutti i loro mali? Faranno delle domande perché vogliono che le loro idee siano approvate? O che la loro comodità non sia perturbata da nuovi “governanti inesperti, la cui arroganza è pari alla loro incompetenza?” Dobbiamo chiederci che senso ha fare domande e se esse sono “oneste”.

“La vita consacrata Cavanis a servizio dei giovani” riuscirà a fare del prossimo Capitolo un Capitolo “con i giovani” e non “sui giovani” e ad accogliere domande scomode? Da questo Capitolo tutti ci aspettiamo risposte vere, non semplici clikc.

Se qualcuno non ha più il sentimento di appartenenza alla Congregazione e non si interessa più di niente di quello che riguarda la vita consacrata; se a riguardo del gravissimo problema dei migranti, soprattutto bambini e giovani, e che è un fenomeno che riguarda tutti i continenti, solo ci si preoccupa che non vengano “da noi che abbiamo già tanti problemi”; se si mascherano dentro se stessi insidiosi e nascosti sentimenti razzisti o di superiorità che senso ha fare domande?

La propaganda, oggi così diffusa, dileggia tutti coloro che, come Papa Francesco, parlano di un mondo che dovrebbe essere capito a partire dagli ultimi. Ci sono di quelli che vorrebbero una vita consacrata interessata alla sua sopravvivenza, dicendo che il Vangelo è solo fonte di un “buonismo”, incapace di affrontare la radice dei problemi. Costoro vivono preoccupati solo di se stessi, assomigliano a quei dottori che si rifiutano di curare dei pazienti perché sono “stranieri”. 

In molti Paesi del mondo, missionari “stranieri” vivono nella povertà e nel pericolo, imparano le lingue dei popoli dove il Signore li ha inviati, studiano una cultura che non è la loro e rimangono insieme agli ultimi, aiutando, pregando, morendo in un terra diventata la loro. Sono davvero ingenui o sono gli unici ad aver visto il mondo dalla sola fessura che lo mostra davvero? Quella dei poveri”.

Se i missionari potessero parlare per smascherare l’ignoranza colpevole di certi giornali e media, di politici e cristiani conniventi con l’ignoranza, farebbero una semplice e inquietante domanda: “Perche non smettete di fare i forti con i deboli e di essere deboli con i forti? Dite e fate davvero la verità? Essere buoni è negare le cause dell’ingiustizia?”. 

I missionari continuano a ripetere al mondo che è troppo facile girare lo sguardo dall’altra parte e ricacciare indietro persone che sono parte di popoli depredati dai Paesi più ricchi. Toccherà a loro, ai missionari, far conoscere le storie che pochi desiderano conoscere, per mettere davanti alla realtà chi pensa che in mare “muore chi se l’è cercata”. 

E se proprio ognuno deve stare a casa sua, che anche europei, cinesi, turchi, americani e tutti gli altri se ne vadano via dai Paesi dove da sempre fanno affari con ricchi tiranni che affamano la povera gente. Il Vangelo non è buonista, il Vangelo è gentilezza ma è anche durezza contro l’ipocrisia che impedisce di amare. Il mondo così come è funziona per chi è potente. Accodarsi a questa processione perché nati dalla parte fortunata non è una grande idea: è un pensare da furbi non da cristiani.

P. Diego Spadotto, CSCh

Cerca