Il processo di internazionalizzazione e di multiculturalità non si può fermare

In questi anni, nel cammino di internazionalizzazione e multiculturalità, la Congregazione è stata benedetta dal Signore con alcuni confratelli vietnamiti.

Alcuni anni fa, il Card. Parolin, Segretario di Stato di Papa Francesco ho ha fatto una visita apostolica in Timor Leste e in una intervista faceva un ritratto della Chiesa in quel Paese e del fervore missionario e vocazionale. Proprio in quei giorni iniziavamo i primi contatti con la Chiesa di Dili, la capitale.

Ora, proprio in Dili, per grazia del Signore, la Congregazione ha aperto la sua prima comunità religiosa. In questi anni, nel cammino di internazionalizzazione e multiculturalità, la Congregazione è stata benedetta dal Signore con alcuni confratelli vietnamiti. Il card. João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica è stato recentemente in visita in Vietnam. 

“Evangelizzazione e ministero religioso” sono stati  i temi che hanno caratterizzato la sua visita e la Conferenza dell’Associazione dei conventi asiatici, svoltasi nell’arcidiocesi di Saigon (Ho Chi Minh City).

Rivolgendosi ai partecipanti ha dichiarato: “Voi ed io abbiamo ricevuto il dono di una vita e di una missione cristiana. Siamo chiamati insieme a ricevere lo Spirito Santo e proclamare la Buona Novella a tutti. Non possiamo essere ingenui e pensare che ‘il viaggio per seguire Dio sia facile’. Qui vedo tanta vitalità nella vocazione. Non smettete di cercare di migliorarvi”.

Nell’ultima tappa del viaggio la delegazione vaticana ha fatto visita a Vũ Chiến Thắng, a capo del Comitato governativo per gli Affari religiosi. Accogliendo il cardinale, il funzionario ha sottolineato che “negli ultimi anni, i rapporti tra la Chiesa cattolica ed il governo vietnamita sono sempre più stretti. Il governo vietnamita ha apprezzato l’impegno di molti ordini religiosi e persone consacrate. Essi hanno contribuito in modo attivo ai servizi di assistenza sanitaria, educazione, e svolto attività sociali o di beneficenza”. La società vietnamita, e soprattutto la Chiesa, danno prova di un dinamismo ammirevole. Una intraprendenza notevole si radica in persone semplici e buone. È una società molto giovane e in fermento dove non mancano certo le ombre.

La Chiesa e la sua cultura cattolica è costituita da circa 9 milioni di fedeli distribuiti in 3 archidiocesi e 23 diocesi. Secondo i dati relativi al 2014 i sacerdoti, diocesani e religiosi, sono 4635, a cui vanno aggiunti 2357 seminaristi, 19.717 tra religiosi e religiose. La storia sofferta e la cultura vietnamita è tutta da interpretare.

La Chiesa vietnamita, ha resistito a suo modo ai venti contrari che non sono mancati in passato ed esistono, in parte, anche oggi. Ma la sua umile pazienza, il rispetto del ritmo dell’altro, la volontà di non urtare le autorità politiche locali e nazionali ma di dialogare con esse, è un modo di resistere tutto impregnato di saggezza asiatica.

Le ombre e le tentazioni sono il materialismo e il divario tra ricchi e poveri che non smette di crescere, come nel resto del mondo. La Chiesa, in parte, si è lasciata contagiare e tentare e ora deve fare una revisione e fare scelte più profetiche, non legate alle “grandi opere” segno di potere economico, ma legate a piccole comunità religiose semplici e più a contatto con la vita della gente, nello spirito dei numerosi martiri che hanno contribuito allo sviluppo della fede in quel Paese.

Dopo la valorizzazione di innumerevoli fatti storici, si renderà necessaria la ricerca di una identità cattolica tipicamente vietnamita.

I Capitolari si sentono chiamati a dare continuità al processo di internazionalizzazione e multiculturalità che caratterizza tutta la vita consacrata della Chiesa “in uscita”?

P. Diego Spadotto, CSCh

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