Gesù accompagnerà i capitolari come ha accompagnato i due discepoli di Emmaus

Padri sinodali, riflettendo sulla situazione dei giovani a livello mondiale, hanno offerto alcune piste di riflessione anche per noi Cavanis...

Nel recente Sinodo sui giovani alcuni Padri sinodali, riflettendo sulla situazione dei giovani a livello mondiale, hanno offerto alcune piste di riflessione anche per noi Cavanis, che abbiamo nei giovani il nostro campo di missione. 

“Le nuove generazioni in alcune regioni del mondo sono quasi assenti, soprattutto nei Paesi di più lunga presenza del Cristianesimo. Questo ci dovrebbe far riflettere. I giovani sono una cartina al tornasole: avvertono con la loro sensibilità che su molti argomenti, su modalità di vita, su come ci presentiamo, forse non siamo ancora entrati veramente nella modernità.

In Lc 24 Gesù si mette seriamente in ascolto di questi due discepoli, lascia che parlino e addirittura va insieme con loro nella direzione sbagliata – loro stanno andando verso Emmaus quando invece è a Gerusalemme che stanno avvenendo i fatti importanti – quindi sono in qualche modo in fuga, si allontanano, però Gesù li accompagna e progressivamente crea le condizioni per cui poi loro decidono di tornare a Gerusalemme”. (P. Bizzeti).

Tornare a Gerusalemme non significa tornare “indietro” ma riscoprire il Risorto, il Vivente. Significa superare la paura e la rassegnazione. I giovani non cercano dei “principi di comportamento”, cercano dei compagni di viaggio nei tortuosi cammini della vita.

L’icona di Emmaus aiuterà i capitolari a tracciare modalità creative nell’accompagnamento dei giovani? Viviamo nella civiltà dell’immagine e se l’immagine di sacerdoti e consacrati che noi trasmettiamo è difficilmente intellegibile o non gode di credibilità, diventa difficile essere avvicinati e avvicinare i giovani. I giovani, chi e cosa cercano? Noi comunichiamo con i giovani come il Cristo con i due a cammino di Emmaus?

“Le Chiese non siano sorde verso i giovani profughi senza pastori che non trovano nessuno che si occupi di loro. Anche chi aveva cominciato a fare qualcosa, a registrare una presenza, si sta ritirando e questo vuol dire lasciare queste persone che già vivono un dramma perché hanno perso tutto a causa di Cristo, il dramma di sentirsi abbandonati da chi dovrebbe sostenerli in questo momento. L’altro dramma è il fatto che i giovani cristiani non capiscono perché le porte dell’Occidente sono chiuse a loro che in fondo hanno perso tutto proprio per difendere i valori della libertà, della propria identità.

Come mai l’Occidente – che per altri versi vive una crisi se consideriamo la denatalità – come mai con dei giovani valorosi come questi non è capace di essere accogliente e come mai le Chiese sono un po’ sorde a questo richiamo? 

Qui ci lamentiamo che i giovani non vengono, là abbiamo migliaia di giovani che desiderano trovare nella Chiesa la loro casa, la loro famiglia, soprattutto in un Paese in cui sono una piccola minoranza e non hanno la possibilità di studiare, di lavorare… desiderano trovare un aiuto anche nell’interpretare la loro difficile situazione. Invece mancano sacerdoti, suore, pastori. Costoro rischiano fortemente.

Qui in Europa temiamo una islamizzazione, quando abbiamo dei giovani cristiani che vorrebbero rimanere fedeli alla loro fede e che, se non sono adeguatamente seguiti, finiranno, nel giro di qualche generazione, di assimilarsi con il contesto nel quale sono costretti a vivere”.

In Capitolo, ogni capitolare ascolterà decine di interventi di altri confratelli provenienti da contesti sociali e culturali diversi, avrà il tempo di riflettere su quanto ha ascoltato? Se non c’é un metodo, e c’è, invece, una specie di ansia di dare delle risposte, nessuno più “ascolta con il cuore”, semplicemente registrerà dei dati per poi suggerire subito delle soluzioni. Quale metodo di ascolto si darà il Capitolo?

P. Diego Spadotto, CSCh

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