Interculturalità, discernimento, ricambio generazionale e culturale

Il discernimento sulle persone chiamate al sacerdozio, alla vita consacrata e al servizio di governo in una congregazione è complesso, e lo è ancora di più quando una congregazione diventa internazionale e interculturale.

Il discernimento sulle persone chiamate al sacerdozio, alla vita consacrata e al servizio di governo in una congregazione è complesso, e lo è ancora di più quando una congregazione diventa internazionale e interculturale. Spesso, i risultati del discernimento possono essere in contraddizione con l’intenzione di chi fa il discernimento sulle persone. Nessuno è infallibile. Ci si può sbagliare e si può operare un discernimento che, lasciando intatta la libertà delle persone, si mostrerà in seguito catastrofico.

A questo proposito è bene ricordare il Vangelo: Gesù ha chiamato alla sua sequela degli uomini che hanno risposto liberamente, abbandonando tutto. Ha fatto discernimento e ha pregato; a qualcuno che gli chiedeva di seguirlo ha detto di no. Tra i discepoli scelse dodici, ma proprio tra i dodici c’era un traditore. Anche per Gesù la scelta avviene a partire da persone reali e non da profili ideali, L’esito del discernimento può essere negativo perché il discernimento dell’elezione non toglie la libertà dell’eletto che può imboccare il cammino  della negazione, dell’ambiguità, della rivolta e del protagonismo.

Nella Chiesa, possono essere scelti vescovi, sacerdoti, superiori religiosi, che poi non solo si rivelano inadeguati al ministero e in aperta contraddizione con quanti li hanno scelti, ma possono anche diventare “traditori della fiducia” (papa Francesco). Così, il discernimento sfocia nel fallimento, nella delusione e in un travisamento delle intenzioni  che erano alla base della scelta, perché non c’è più la verità del comportamento e la libertà.

Non è facile scegliere le persone più umili e semplici, quelle che fanno la verità e si attengono nei loro pensieri, affetti e azioni alla giustizia; che non usano inganni per sembrare più di quello che sono e non perdono la serenità d’animo per il comportamento degli altri nei loro confronti.

Nella vita consacrata, per “mancanza o scarsità di vocazioni”, chi è chiamato a fare discernimento deve affrontare, inoltre, la situazione del ricambio generazionale. Ci sono più anziani che giovani e questi provengono da altre culture e Paesi. Spesso, nel cammino di formazione, non hanno avuto contatto con le radici, cioè gli anziani, possono essere cresciuti senza radici. Si realizzerà quanto annunciò Gioele: “gli anziani sogneranno e i giovani profetizzeranno”?

Nelle piccole congregazioni, altra grande sfida al discernimento, riguarda la scelta di persone chiamate al servizio di governo. Per mancanza di giovani, o per il fatto che la maggior parte di loro sono di contesti culturali diversi e non hanno esperienza o apertura all’interculturalità, non essendoci ricambio generazionale, rimangono al governo sempre le stesse persone.

É urgente, allora, fare discernimento sulla pluralità dell’esperienza interculturale nei piani di formazione, esaminando le pratiche della vita religiosa, accompagnando i processi di ristrutturazione. Alcune pratiche religiose potranno essere confermate in modo nuovo, altre, hanno bisogno di un approfondimento etico e teologico.

L’interculturalità é una dimensione della nostra vita cristiana, religiosa e missionaria, richiede un processo formativo dialogante nelle molte dimensioni che formano la vita consacrata: contesti storici, culture e condizionamenti, inculturazione del carisma, processi evolutivi personali, preparazione intellettuale e affettiva.

P. Diego Spadotto, CSCh

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