Qual’è il colore dell’erba?

Un mulo e un cavallo discutono a riguardo del colore dell’erba...

Un mulo e un cavallo discutono a riguardo del colore dell’erba. Il mulo dice che é azzurra e il cavallo che é verde. Per risolvere la questione ricorrono a un contadino il quale dà ragione al mulo e sentenzia che l’erba é azzurra.

Il mulo si allontana soddisfatto, mentre il cavallo, indignato, chiede al contadino il perché di quel giudizio evidentemente sbagliato. Il contadino gli risponde con un sorriso: “non è possibile che una creatura intelligente come te perda il suo tempo a discutere con un mulo, e in più venga a scomodarmi con queste questioni banali”.

La peggiore perdita di tempo è discutere con un fanatico che non si interessa con la verità e la realtà dei fatti ma appena con la vittoria delle sue idee e manie. Non perdere tempo con argomenti che non hanno senso. Ci sono persone accecate dal proprio ego e dal risentimento. Tutto quello che vogliono è aver ragione anche se non ce l’hanno.

Quando l’ignoranza grida, l’intelligenza fa silenzio.

Se accettiamo discussioni e comunicazioni superficiali significa che non stiamo educando i giovani a dare un senso alla loro vita quotidiana, a scoprire il significato profondo che c’è dentro le piccole cose, anche quelle di routine e della quotidianità.

Questa è una crisi profonda di noi educatori e dei nostri modelli educativi e formativi, ma anche della nostra cultura sociale. Bisogna darsi delle regole circa il modo in cui vengono comunicate le notizie o si instaura un dibattitoper non divulgare in rete falsità e banalità. A naviganti del web e ai seminatori di zizzania, spesso salta la connessione tra cervello e le dita. 

Ciò che è umano in noi cresce solo nelle relazioni. Senza relazioni vere diventiamo tutti “fabbricanti di idoli”, come dice San Paolo. “Sentinella, a che punto è la notte?” si chiede il profeta Isaia. Se non siamo attenti all’evolversi delle relazioni, proprio come la sentinella, saremo fatalmente sorpresi da guai e conflitti, incomprensioni e sofferenze.

L’attenzione a quello che si comunica, come tensione a qualcosa di importante, non è mai troppa. Essere attenti e vigili sulla propria “lingua”, insegna san Giacomo, comporta la pazienza di fare i calcoli giusti sulle conseguenze del nostro comunicare e su quanto olio di fede e di verità abbiamo nei “vasi” di riserva del nostro cuore. Gli esseri umani sono dotati di coscienza e sono in grado di compiere delle scelte.

Con l’abbandono del controllo cosciente e la diseducazione alla responsabilità si comunicano falsità come se fossero verità. È il rimprovero severo di Gesù ai farisei di ieri e di oggi. Educare la persona a esercitare il “dominio di sé”, dono dello Spirito Santo, viene spesso è ritenuto negativo.

Per vincere queste derive sono sufficienti alcuni principi educativi e umani, come la capacità di sviluppare l’alterità, un rapporto autentico con l’altro, aiutare la persona nella ricerca di una trascendenza che dia senso alla propria vita. Dobbiamo rimettere al centro l’uomo, riscoprire le radici profonde dell’umano nella comunicazione.

Tutti conoscono il potere tremendo del parlare male, della chiacchiera, del gossip, delle fake news, “le parole degli empi sono agguati sanguinari” (Pr 12, 6) che distruggono la vita comunitaria.

Le parole hanno un potere enorme, con risvolti drammatici nella vita reale. I fallimenti della vita comunitaria, di cui la storia della vita consacrata è piena, non iniziano mai con atti di brutale violenza. Iniziano ben prima, con le parole: parole di denigrazione, calunnia e sospetto. La grandezza di una persona vigile sta nell’abilità con cui sa porre rimedio ai propri errori e a quelli degli altri con onestà e chiarezza. Solo la parola e la comunicazione vera ci rendono liberi.

Non può esistere un “io” di orgoglio e di certezze senza un “tu”, senza un “noi”, occorre riscoprire la grande vocazione all’alterità profonda nella verità della comunicazione. L’educazione all’alterità solidale è preventiva verso forme regressive a cui specialmente i giovani possono abbandonarsi.

Le esperienze positive di comunicazione sono quelle trasmesse nella concretezza e nella verità dei fatti, mantenendo viva la propria coscienza e il “dominio di sé”. La comunicazione vera fa nascere domande sul senso della vita e non genera tristezze e sofferenza.

P. Diego Spadotto, CSCh

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