La Pastorale giovanile è sempre cammino sinodale, nella fede. Cosa è la fede per i giovani? Fede è una parola ad alto rischio di fraintendimento tra i giovani. È un dono e una scelta. Come far capire ai giovani che essa aiuta ad affrontare la vita, a crescere, a superare la solitudine e la sofferenza, a vincere le paure. Fede, non vuol dire stipulare una polizza di assicurazione per proteggerci dalle disgrazie. Insegna a capire quanto sia importante fare scelte giuste e nel tempo opportuno, proprio nella vita quotidiana.
Non possiamo essere ingenui e pretendere di parlare della fede ai giovani con il linguaggio dei secoli passati, rischieremo di non essere compresi.
Nuove modalità comunicative della fede, è quello che Papa Francesco sta tentando di fare. La libertà delle scelte nella fede non indica una visione statica della vita e della cultura. La fede è un dono da custodire e far crescere. La libertà che la fede offre chiede a ciascuno di essere in costante cammino, orientati verso la sua pienezza. È lo stato di viandanti, liberati dalle molte schiavitù della società, per camminare verso la pienezza della libertà, senza pretendere di averne il possesso.
I giovani, svuotati dalle illusioni che la società ha creato per loro, non sono “assetati” di riti e cerimonie ma di valori di accoglienza, terra vivibile, solidarietà, gioia: “misericordia io voglio non sacrifici”.
Nella chiamata alla libertà che Cristo ha realizzato scopriamo il vero senso dell’inculturazione del Vangelo: essere capaci di annunciare la Buona Notizia di Cristo rispettando ciò che di buono e di vero esiste nelle culture. Non è una cosa facile, sono tante le tentazioni di voler imporre il proprio modello di vita.
“Quanti errori sono stati compiuti nella storia dell’evangelizzazione volendo imporre un solo modello culturale. L’uniformità come regola di vita non è cristiana: unità sì, uniformità no. Chiesa cattolica non è una denominazione sociologica per distinguerci da altri cristiani; cattolico è un aggettivo che significa universale: la cattolicità, l’universalità. Chiesa universale, cioè cattolica, vuol dire che la Chiesa ha in sé, nella sua stessa natura, l’apertura a tutti i popoli e le culture di ogni tempo, perché Cristo è nato, morto e risorto per tutti”.
Ora anche il cammino sinodale della Congregazione ha caratteristiche di umiltà evangelica, di ascolto delle varie realtà culturali del mondo giovanile e di verifica seria di ciò che si sta facendo e se i “mezzi educativi ritenuti più efficaci e opportuni” (Cost 52) ci sono e funzionano. Il sinodo non ha la finalità di formulare altri principi teorici, il solito bla, bla, bla, come dicono i giovani.
In questa fase iniziale la maggior difficoltà che il cammino sinodale incontra è trovare giovani e educatori che siano disposti a “dar ragione” della loro fede. Le vocazioni al servizio sinodale nascono per grazia di Dio, però Dio le suscita facendo incontrare qualcuno che vive volentieri la sua vocazione in mezzo ai giovani, che esprime gioia, spontaneità. Un giovane che ha questa coscienza apostolica é capace di affrontare anche le domande di “autorizzazione”, quando ci si accorge che le sue parole cominciano ad essere pesate, giudicate, fraintese.
Bisogna stare attenti alla “grande tentazione” di una vita apostolica da vincitori, che abbia rilevanza e importanza, che riceva gloria e onore.
I giovani non gradiscono il trionfalismo, la potenza mondana, l’imporre se stessi, la ricerca dei propri vantaggi, hanno fiuto credono a una sola strategia, quella del Maestro: l’amore umile è fecondo nella quotidianità che fa nuove le cose dal di dentro, come seme caduto in terra, che muore e produce frutto.
È possibile sviluppare una Pastorale giovanile che insegni la resilienza, che acuisca l’attenzione su ciò che è essenziale e relazioni autentiche e mature per credere alla vita, anche se ti ferisce, anche se in salita. Tre le direttive che orientano il cammino sinodale: il coraggio della comunione, il coraggio della formazione e il coraggio del servizio, per capire l’importanza del camminare insieme con quelli che non sanno nemmeno cosa sia un Sinodo, fino ad arrivare a capire che bisogna camminare insieme per imparare a fare sinodo. È uno stile da acquisire, le strutture servono a ben poco se non si crea una mentalità sinodale e non si entra in comunione.
P. Diego Spadotto, CSCh