Capitolo generale 2019, segno dell’unità della Congregazione nella sua internazionalità e diversità culturale

Confratelli di tutte le parti territoriali si incontreranno in Capitolo generale 2019 per rivedere la fedeltà dei Cavanis a Dio, al Vangelo di Gesù e ai Fondatori P. Antonio e P. Marco. Si lascieranno guidare dallo Spirito Santo, per conoscere la volontà di Dio in questo momento della storia della Congregazione? Il Capitolo generale 2019, sarà il primo veramente internazionale e multiculturale, un tempo di grazia e di speranza. 

Affronterà i temi dell’identità religiosa e carismatica, dell’unità nella diversità, le problematiche di carattere giuridico/organizzativo legate alla nuova fisionomia internazionale della Congregazione, alla multiculturalità e alla formazione. La attuale legislazione Cavanis, fondamentalmente, risale a quando la Congregazione era formata dalla parte italiana e dagli inizi delle parti territoriali Brasile/Regione Andina.

È una legislazione “ingessata” che non è stata fatta a partire dalla realtà e dall’esperienza propria della Congregazione, ma basandosi su altre legislazioni e su ipotesi di possibili sviluppi, senza crisi e grandi cambiamenti. Nessuno prevedeva gli enormi e rapidi cambiamenti di questi ultimi anni, nel mondo e nella Chiesa.

Ora la Congregazione è cambiata, ha bisogno di uomini di fede robusta che li metta in crisi,”una fede che non ci mette in crisi è una fede in crisi” (Francesco) e di una legislazione “snella e malleabile” che parta dall’esperienza fatta nell’internazionalità e multiculturalità. Questo permetterà di accompagnare le continue trasformazioni della Chiesa “in uscita”, in relazione ad opere e attività specifiche, al governo centrale e parti territoriali e alla formazione. I Capitolari, nel discernimento sulla realtà attuale della Congregazione, dovranno avere presenti, in particolare, gli orientamenti di Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, della Congregazione per la Vita consacrata e gli insegnamenti dei due Sinodi sulla Famiglia e “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”

Questo permetterà di individuare “l’urgenza di concentrare l’attenzione sulla persona del religioso Cavanis che, come uomo di Dio, consacrato e apostolo, deve essere capace di sintonizzarsi pienamente con le famiglie e i giovani di oggi e con il loro mondo, per evangelizzarli, prepararli alla vita e accompagnarli all’incontro con il Signore, con la convinzione di non poter svolgere questa missione senza la collaborazione dei laici. 

I capitolari si preparino ad ascoltare i giovani, specialmente i più poveri e bisognosi e quelli privati dei diritti fondamentali.

La realtà della gioventù si presenta molto complessa e diversificata, non è uniforme né semplice e spinge i religiosi Cavanis a compiere passi nella direzione di una maggiore radicalità, coraggio e conversione, alla luce del Vangelo e della fedeltà al carisma.

Nei vari Paesi dove la Congregazione è presente, ci sono Confratelli che vivono una chiara opzione per i più poveri, altri che si rifugiano in spazi di vita comodi e confortevoli; altri che vivono la missione condivisa con i laici come un dono e altri che accettano che i laici siano dipendenti ma rifiutano di condividere la missione e ciò che essa comporta. I giovani confratelli in formazione, sognano di impegnare tutte le forze per la gioventù per “non deludere le profonde aspirazioni dei giovani?” (Papa Francesco).

Questa realtà farà aprire gli occhi ai capitolari e li renderà sensibili alla necessità di veri cambiamenti? È un cammino da farsi insieme e richiede a tutti di orientare lo sguardo ai Fondatori, essi non sono un semplice ricordo del passato, ma una presenza, viva, operosa e protesa al futuro, “uomini di Dio” di fede filiale e di passione apostolica per i giovani, veramente padri della gioventù. Oggi siamo chiamati a ripetere  quello che loro hanno fatto, ma a vivere come loro con creatività e docilità allo Spirito Santo.

Creatività e docilità riguardano anche la formazione, che non è più intesa come una successione di tappe che si concludono con la professione perpetua, con l’ordinazione presbiterale o come acquisizione di conoscenze di natura filosofica, teologica, pedagogica o psicologica. Non va confusa con un progetto individuale, senza la certezza di aver compiuto un percorso personale e profondo di identificazione con la vocazione e la vita fraterna. Creatività e docilità riguardano anche la reciprocità  nella relazione tra religiosi e i laici, nella missione condivisa. 

La reciprocità non annulla le differenze: il religioso conserva la propria identità consacrata e non “agisce da laico” e viceversa. Essa aiuta a vivere relazioni fraterne e di amicizia, ricche di umanità, di maturità e rispetto, per non “clericalizzare” i laici. L’identità nello stesso carisma deve sempre essere garantita e assicurata da un sistema di accompagnamento tra Cavanis e laici e di monitoraggio nella gestione delle opere e delle varie funzioni. La formazione dei laici è un’autentica sfida nella gestione delle opere. 

Ci sono modelli di gestione errati ed equivoci dove i religiosi si sentono “padroni e capi” e volentieri ostentano il “potere”; in altri modelli pastorali i religiosi sono “guide”, compagni e formatori nel sistema educativo, valorizzano l’apporto della specifica condizione dei laici, uomini e donne, la cui presenza non è quella di “dipendenti statali”. A religiosi e laici, é chiesta apertura di mente e di cuore per condividere la missione con responsabilità reciproca. Alla gente non interessa sapere “chi sono i Cavanis” ma da che parte stannose stanno dalla parte della “povera gioventù dispersa”.

P. Diego Spadotto, CSCh

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