Discernimento, consacrazione e missione

Preparazione per il Capitolo Generale 2019.

Le maggiori difficoltà di discernimento e comprensione che si riscontrano nel presentare la vita consacrata riguardano i consigli evangelici. La sostanza è quella di sempre, ma la modalità di presentarli non può essere quella che andava bene 30-40 anni fa, perché non viene più recepita nella dimensione più profonda e rischia di vedersi solo in una dimensione formale, esteriore.

Oggi si sceglie un linguaggio più aderente alla realtà della gioventù: il voto di obbedienza é appartenenzalibertà di appartenenza a Dio, a un Istituto e a un carisma. La stessa cosa per la povertà é presentata come voto di condivisione nello stile di vita di Gesù e la castità come nuzialità fedele a Cristo e al suo corpo sofferente, i suoi poveri”. 

La Parola di Dio non cambia, cambiano i linguaggi specialmente oggi con le modalità dei media e dei social network.  In questo vertiginoso cambiamento la realtà delle relazioni tra le persone, tra formatori e formandi, tra un giovane e l’animatore vocazionale, non possono essere virtuali. Una delle grandi problematiche oggi, anche nella vita consacrata e sacerdotale, è una forma di dipendenza molto forte dai media, con gravi situazioni e conseguenze per la vita personale di ciascuno, che va dalla superficialità ad altre forme molto preoccupanti. 

I giovani che hanno abbracciato la vita consacrata o stanno per abbracciarla chiedono e sentono l’esigenza di essere accompagnati in una relazione personale non virtuale. Non vogliono un tipo di accompagnamento che sia eccessivamente direttivo, vogliono trovare dei compagni di strada. Il documento conclusivo del Sinodo dei giovani presenta l’icona di Emmaus, perché è Gesù che si accompagna con i discepoli e apre loro la mente e il cuore per comprendere. La vita consacrata non é un cammino per essere eroi, ma operatori di speranza. La prima cosa è fare strada con loro. 

Questo comporta naturalmente ad aprire il cuore e a porsi delle domande. E dalle domande si arriva ad un accompagnamento e a un orientamento, fino a una scelta di uno stato di vita e di vocazione che è quella che corrisponde maggiormente a sé. 

Il demonio cercherà sempre di spingere verso falsi obbiettivi che hanno apparenza di bene e inducendoci a usare mezzi non adeguati a raggiungere il bene vero. La vera battaglia è sui mezzi per raggiungere il fine della propria vita rispettando la nostra e l’altrui libertà.

Il discernimento è uno di questi mezzi. Sarebbe un errore ridurre il discernimento a una tecnica per comprendere la volontà di Dio e imparare a non sbagliare mai! Il cuore dell’uomo rimane sempre un campo di battaglia. Il discernimento è perciò un’esperienza in cui si possono commettere molti errori, da cui però si può imparare.

Il discernimento è determinante per gestire il dono della libertà che è il requisito base dell’amore e la vita missionaria.

Dice Papa Francesco che la missione “non è una parte della mia vita o un ornamento che mi posso togliere, non è un’appendice o un momento dei tanti dell’esistenza. E’ qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscer se stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, sollevare, guarire, liberare” (EG 273)

P. Diego Spadotto, CSCh

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