“Che cosa è stato il Sinodo? È stato, come dice la parola, un camminare insieme, confortati dal coraggio e dalle consolazioni che vengono dal Signore. Abbiamo camminato guardandoci negli occhi e ascoltandoci, con sincerità, senza nascondere le difficoltà, sperimentando la bellezza di andare avanti uniti, per servire”.
Con questo Sinodo, Papa Francesco ha voluto risvegliare la coscienza di tutta la Chiesa sul destino dei popoli indigeni dell’Amazzonia, che vivono sotto la minaccia dell’estinzione da 500 anni ma anche risvegliare la coscienza del mondo sulla situazione drammatica della Madre Terra, “Casa comune”.Il Sinodo ha acceso i riflettori su tante questioni che interessano tutti i popoli e ogni parte del mondo.
Cinque capitoli, più un’introduzione ed una conclusione. Temi in esame, missione, inculturazione, ecologia integrale, difesa dei popoli indigeni, rito amazzonico, ruolo della donna e nuovi ministeri, soprattutto in zone in cui è difficile l’accesso all’Eucaristia.
Conversione: questo il filo conduttore del Documento, approvato in tutti i suoi punti dai padri sinodali. “Una vera conversione integrale, pastorale, culturale, ecologica e sinodale”, con una vita semplice e sobria, sullo stile di San Francesco, impegnata a relazionarsi armoniosamente con la “casa comune”, opera creatrice di Dio. Tale conversione porterà la Chiesa ad essere in uscita, per entrare nel cuore di tutti i popoli.
Le violenze che oggi feriscono e deformano l’Amazzonia, minacciandone la vita in ogni sua manifestazione: privatizzazione di beni naturali; modelli produttivi predatori; deforestazione che sfiora il 17% dell’intera regione; inquinamento delle industrie estrattive; cambiamento climatico; narcotraffico; alcolismo; tratta delle persone; criminalizzazione di leader e difensori del territorio; gruppi armati illegali; migrazioni che in Amazzonia si articolano su tre livelli: mobilità di gruppi indigeni in territori a circolazione tradizionale; spostamento forzato di popolazioni indigene; migrazione internazionale e rifugiati.
Il Documento suggerisce che le Congregazioni religiose, in particolare, stabiliscano almeno un avamposto missionario in uno qualsiasi dei Paesi amazzonici, per passare da una pastorale “di visita” ad una pastorale “di presenza permanente”. Ricorda che l’annuncio di Cristo nella regione si è compiuto spesso in connivenza con i poteri oppressori delle popolazioni.
Oggi la Chiesa ha “l’opportunità storica” di prendere le distanze dalle nuove potenze colonizzatrici, prestando ascolto ai popoli amazzonici ed esercitando la sua attività profetica “in modo trasparente”. Di qui, il rifiuto netto di “un’evangelizzazione in stile colonialista” e del “proselitismo”, in favore di un annuncio inculturato che promuova una Chiesa dal volto amazzonico, in pieno rispetto e parità con la storia, la cultura e lo stile di vita delle popolazioni locali.
Il Documento propone di dare maggiore impulso missionario alle vocazioni autoctone, perché l’Amazzonia deve essere evangelizzata anche dagli amazzonici. Spazio ai giovani amazzonici, con le loro luci e le loro ombre: divisi a metà tra tradizione e innovazione, immersi in un’intensa crisi di valori, vittime di tristi realtà come povertà, violenze, disoccupazione, nuove forme di schiavitù e difficoltà di accesso all’istruzione, essi finiscono spesso in carcere o morti suicidi. I giovani amazzonici hanno gli stessi sogni e le stesse speranze degli altri ragazzi del mondo e la Chiesa, chiamata ad essere presenza profetica nel loro cammino, per evitare che la loro identità vengano danneggiate o distrutte. In ambito formativo si invoca l’istituzione di un’Università Cattolica Amazzonica e di altri centri educativi, basati sulla ricerca interdisciplinare, l’inculturazione e il dialogo interculturale e fondata principalmente sulla Sacra Scrittura, nel rispetto dei costumi e delle tradizioni delle popolazioni indigene.
Con la Sinodalità e la ministerialità, si favorisca il ruolo attivo dei laici. Sinodalità si traduce, in continuità con il Concilio Vaticano II, in corresponsabilità e ministerialità di tutti, uomini e donne, ritenuti “attori privilegiati”. La partecipazione del laicato, sia nella consultazione che nella presa di decisioni nella vita e missione della Chiesa va rafforzata a e ampliata a partire dalla promozione e dal conferimento di “ministeri a uomini e donne in modo equo”. L’annuncio del Vangelo, infatti, non è un processo di distruzione, ma di crescita e di consolidamento di quei semina Verbi presenti nelle culture.
L’ecologia integrale non sia intesa come un cammino in più che la Chiesa può scegliere per il futuro, ma come l’unico cammino possibile per salvare la regione dall’estrattivismo predatorio, dallo spargimento di sangue innocente e dalla criminalizzazione dei difensori dell’Amazzonia. Solo una conversione al Vangelo può offrire uno sguardo per curare le ferite e lo sguardo verso noi stessi come Chiesa, il mondo e l’ambiente e quindi un reale cambiamento di tutti questi ambiti. Per cercare nuovi cammini di evangelizzazione, nella consapevolezza che tutto è interconnesso e che per i cristiani la cura dei poveri, degli ultimi, degli scartati, la cura e la difesa del Creato che Dio ha affidato alla custodia degli uomini scaturiscono dal cuore della fede.
I cambiamenti climatici, la deforestazione, il depredamento selvaggio e indiscriminato delle risorse, l’abbandono in cui vivono i popoli autoctoni, le sfide rappresentate dalla crescita delle periferie delle metropoli, le migrazioni interne ed esterne, le violenze perpetrate sui più deboli. Tutto ciò sfida i cristiani e li richiama alle loro responsabilità. E per questo il documento-strumento va considerato nel suo insieme nella sua interezza a partire dalle analisi all’attacco all’ambiente e alle popolazioni che lo vivono, perché gli attacchi alla natura hanno sempre conseguenze per la vita dei popoli. La foresta amazzonica è un “cuore biologico” per la terra sempre più minacciata, «è scientificamente provato che la scomparsa del bioma amazzonico avrà un impatto catastrofico sul pianeta nel suo complesso» ed «esige cambiamenti radicali con estrema urgenza, una nuova direzione che consenta di salvarla». Si trova così declinata la prospettiva della Laudato si’ sulla questione ambientale e dell’Evangelii gaudium. “All’inizio stavo pensando che combattevo per salvare gli alberi della gomma, poi ho pensato che stavo combattendo per salvare la foresta pluviale dell’Amazzonia. Ora capisco che sto lottando per l’umanità” (Chico Mendes).
Il Sinodo ha provocato un vivace dibattito tra i cattolici. C’è chi teme si possa uscire dal solco della Tradizione. La storia della Chiesa ci indica la via della fedeltà. Duemila anni di storia ci insegnano che lo sviluppo della dottrina nella Chiesa è un popolo che cammina unito. Camminando lungo i secoli, la Chiesa vede e apprende cose nuove, crescendo sempre di più nell’intelligenza della fede. Durante questo cammino, ogni tanto c’è qualcuno che si ferma, qualcuno che corre troppo avanti, qualcun altro che prende un’altra strada. Bisogna considerare questi due elementi: non congelare il magistero a una data epoca e nello stesso tempo restare fedeli alla Tradizione:“Ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”(Mt 13,52).
Non restare aggrappati solo alle cose antiche né accogliere solo le cose nuove separandole dalle antiche. Il punto di riferimento non è un testo scritto, ma il popolo che cammina unito. Come leggiamo nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “La fede cristiana (…) non è una «religione del Libro». Il cristianesimo è la religione della «Parola» di Dio: di una Parola cioè che non è «una parola scritta e muta, ma il Verbo incarnato e vivente». Perché le parole dei Libri Sacri non restino lettera morta, è necessario che Cristo, Parola eterna del Dio vivente, per mezzo dello Spirito Santo ce ne sveli il significato affinché comprendiamo le Scritture”. La fedeltà a Gesù non è fissarsi su qualche testo scritto in questi 2000 anni di storia, ma è fedeltà al suo popolo, il popolo di Dio che cammina verso Cristo, unito al Papa.