È ancora possibile avviare processi di trasformazione e cambiamento?

Papa Francesco nella sua enciclica “Evangelii Gaudium”, ci ha ricordato, dieci anni fa, che il “tempo” è più importante dello “spazio”...

Papa Francesco nella sua enciclica “Evangelii Gaudium”, ci ha ricordato, dieci anni fa, che il “tempo” è più importante dello “spazio” e ci ha invitato insistentemente a non aver paura di “avviare processi di trasformazione e cambiamento”, per non trovarci fuori tempo massimo, con tante opere, poche persone e un declino progressivo della qualità spirituale della vita consacrata, del carisma e della pastorale.

Sta di fatto che non abbiamo ancora imparato a leggere la realtà sociale, ecclesiale e antropologica in continua mutazione, non camminiamo più con i giovani e non riusciamo a fare scelte profetiche di comunione e di missione che veda i giovani protagonisti.

Abbiamo occupato molti “spazi” ma non abbiamo calcolato bene la velocità del “tempo” che passa, abbiamo investito sulla “quantità” delle opere/attività/case/comunità e non sulla qualità spirituale delle persone destinate a queste opere, sulla loro identità carismatica e sulla loro reale capacità di essere “buoni amministratori dei beni del Signore”. Abbiamo moltiplicato le “opere” senza avere e formare “uomini di governo” e formatori, capaci di governare e credibili per autorevolezza. Ora è arrivato il conto da pagare. Come i discepoli di Emmaus “noi speravamo che”, siamo delusi e smarriti.

“La messe (gioventù) è molta ma pochi sono gli operai” e questi non sono interessati alla “messe”. Quanto succede nella nostra congregazione, è comune a tutta la vita religiosa, si chiudono “spazi”, si “riciclano” le persone. Tutto inutile, se non si avviano processi di cambiamento nella formazione e di trasformazione degli “spazi” in piena fedeltà al carisma.  

Nella Chiesa, tutti i religiosi sono chiamati ad affrontare le problematiche emergenti del nostro tempo legate alla gravità della situazione di bambini e giovani dei Paesi dove sono in missione: il vuoto di sensibilità e formazione spirituale nelle famiglie; l’impatto delle nuove tecnologie; la realtà scolastica e l’integrazione per garantire la libertà di educazione; l’abbandono scolastico; il rapporto tra formazione e inserimento lavorativo; il mondo universitario come uno degli spazi più importanti di incontro con i giovani; il vasto campo della cultura.

La sfida maggiore è quella di intercettare la domanda di spiritualità che sale dalle nuove generazioni, sia nei paesi ricchi, che in quelli economicamente più poveri e sfruttati, dove si è spenta la speranza per una vita più giusta. Il documento “Allarga la tua tenda”, dall’anno di riflessione sinodale sui giovani, ha messo in evidenza che in questo contesto di tensione internazionale i giovani sono la categoria più segnata da smarrimento e isolamento.

Come educatori interroghiamoci su quali siano i processi più appropriati per ristabilire dialogo e fiducia con i giovani abituati a una molteplicità di messaggi, di relazioni, di interessi, che rendono meno rilevante l’esperienza religiosa intesa come appartenenza, partecipazione, identificazione con la comunità ecclesiale. 

Nel cuore, i giovani, portano un desiderio e una ricerca spirituale, come risposta alla solitudine e allo smarrimento che sperimentano. Ma sono relativamente pochi quelli che partecipano alla vita in parrocchia, in oratorio, associazioni, gruppi scout.

Troviamo opportunità per rimodulare il nostro rapporto con loro e rimetterci in ascolto e in dialogo.

Di fronte a un dialogo spirituale i giovani rispondono ma fanno fatica a coltivare un cammino di fede e a sentire l’appartenenza ecclesiale. Altri ragazzi, di fronte a un’occasione per vivere un’esperienza forte per la pace, la solidarietà, in situazioni di emergenza, si mobilitano, ma questo non significa fedeltà a un cammino di fede.

Nella scuola, l’ora di religione per gran parte dei nostri ragazzi à l’unica esperienza che fanno di Chiesa.

Per noi è un’esperienza unica perché non si deve andare a cercarli, ce li troviamo in classe per una materia che non è come le altre, ma può essere quella che da sapore a tutte le altre e alla vita stessa. Nonostante tutti gli imprevisti e le sfide, affrontiamo l’impatto dei social e delle nuove tecnologie, grandi risorse e opportunità, ma anche rischi, che generano insicurezza e smarrimento, per sviluppare un cammino condiviso di umile ricerca. 

P. Diego Spadotto, CSCh

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