Fuori dal tunnel? Per una pedagogia dei fatti e dell’impegno

...Gli educatori che convivono con i ragazzi, scoprono, di tempo in tempo, i mezzi più opportuni, perché sentono e soffrono con loro la fatica di crescere in un mondo sconnesso e che, globalmente, è loro ostile.

Formazione.
Formazione.

Ho trovato in una rivista missionaria il seguente aneddoto: “C’era una volta un bravo ragazzo, ben educato. Scriveva con la destra, faceva il segno della croce con la destra, dava la destra per salutare e, naturalmente, rispettava la destra. Anche quando si misurava le scarpe nuove offriva il piede destro. Andava tutto perfettamente bene, anche se, sì, un problemino c’era. Le scarpe nuove andavano benissimo per il piede destro, ma il sinistro ci stava sacrificato e, sotto sforzo, normalmente ci rimetteva l’unghia dell’alluce. Un bel paio di sandali alla fraticella, risolvevano bene il problema durante l’estate, ma d’inverno il sinistro tornava a soffrire. Il tutto durò per anni, fino a quando un giorno d’estate, a piedi nudi sulla sabbia, commiserando l’alluce sinistro che ancora portava i segni dell’ultima unghia caduta, gli venne il ghiribizzo di misurarsi i piedi. Il piede sinistro era quasi un centimetro più lungo del destro.

Dentro, lo sapeva da sempre, ma visto lì, in quelle righe nella sabbia, sembrava incredibile. Tutto quel tempo a soffrire per niente! Avesse ascoltato il piede sinistro tanti anni prima! Nelle scarpe nuove, una misura più del solito, il sinistro stava a suo agio e il destro non soffriva di certo, anzi, e insieme camminavano meglio”… (Scarica per leggere il seguito)

P. Diego Spadotto CSCh

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