La famiglia Cavanis in cammino Sinodale

Per la prima volta in duemila anni di storia della Chiesa viene coinvolto tutto il Popolo di Dio, la partecipazione non è cosmesi, ma questione di identità.

Per la prima volta in duemila anni di storia della Chiesa viene coinvolto tutto il Popolo di Dio, la partecipazione non è cosmesi, ma questione di identità. Mettere in atto una procedura sinodale significa mettere in atto ciò per cui la Chiesa è Chiesa: un Popolo di Dio in cammino, una sinfonia di diversità che però convergono nell’unità per servire il mondo. Così deve essere anche per la Congregazione per servire la gioventù in tutto il mondo.

La Congregazione in sinodo non è chiamata a fare un’indagine sulle opinioni dei religiosi e nemmeno un Capitolo o un’Assemblea. Non é una scelta di democratizzazione dove il gioco di maggioranza e minoranza è quello decide, ma una questione di identità profonda. È l’avvenimento ecclesiale più importante dopo il Concilio Vaticano II così per la congregazione può diventare l’avvenimento più importante dopo tanti capitoli e assemblee. 

Ogni declino nella Chiesa è sempre crisi di fede, così è anche per la Vita consacrata. La perdita della gratuità nel dono di se stessi a Dio, porta alla crisi delle abitudini della vita di ogni giorno, stanche e senza un significato. Spesso, c’è più fede in quanti sono fuori dell’ovile, e il pastore ha più a  cuore le pecore smarrite, che quelle che nell’ovile dormono. Per questo, è importante ascoltare le voci “fuori dell’ovile”, i laici collaboratori e i giovani anche se sono critici e non sono più dei “nostri”, anch’essi hanno qualcosa da insegnare.

A farci invecchiare ci pensa la natura, ma a maturare in sinodalità ci dobbiamo pensare noi. Non è affatto certo che il nostro odierno trovarci insieme sia sinodale. Dobbiamo riconquistarlo ogni volta.

Nelle comunità religiose spesso prevalgono atteggiamenti antisinodali e  non atteggiamenti positivi di comunione. Per crescere in senso sinodale bisogna lavorare su se stessi, per questo c’è bisogno dello sguardo del fratello che non è un accessorio. 

La sinodalità è uno stile di vita quotidiano. Non è scontato, per niente, si sta registrando una diffusa “atrofia sinodale”, che necessita di una “fisioterapia di comunione”, per arrivare a una “umanità di comunione e a una  “spiritualità di comunione”. La sinodalità implica tutta una serie di “attrezzature spirituali e umane” che vanno guadagnate. Bisogna addestrarsi in “palestre di unità” per diventare capaci di “fare sinodalità”. Le nostre comunità religiose dovrebbero essere all’avanguardia in questi percorsi formativi.

Alimentiamo la “speranza di frutto” e il cammino sinodale ci aiuterà a riscoprire la bellezza della gratuità Cavanis, la Carità. Esiste la gratuità nella nostra vita Cavanis? L’uomo non sa amare gratuitamente e ogni sua azione è motivata da interesse o addirittura da risentimento, da vendetta. E noi religiosi Cavanis da quali motivazioni siamo mossi nella nostra vita e missione? Azioni veramente limpide, pulite, non esistono e la stessa religiosità nasce dalla speranza di ricevere un premio o si appoggia a un premio già ricevuto. Le reali motivazioni delle azioni sono spesso meschine. 

Sinodalità è avere orecchi del cuore per ascoltare, è il primo impegno. Si tratta di sentire la voce di Dio, cogliere la sua presenza.  Ci saranno sempre discussioni, ma le soluzioni vanno cercate dando la parola a Dio. Ci sono molte resistenze a superare l’immagine di una Congregazione rigidamente distinta tra capi e subalterni, mentre camminare insieme scopre come sua linea piuttosto l’orizzontalità che la verticalità.

Nella sinodalità bisogna fare spazio al dialogo sulle nostre miserie, le miserie di tutti come confratelli e laici e prendere tutta questa miseria, senza giustificazioni.  Bisogna sentirsi parte di un’unica congregazione destinataria del Carisma donato ad Antonio e Marco Cavanis. Lo Spirito non conosce limitazioni. Non lascia indietro nessuno, farà sentire sempre la sua voce e anche correggere gli eventuali errori: ascoltiamolo ascoltandoci. Non lasciamo fuori o indietro nessuno. Nella sinodalità si riscopre il valore della coscienza apostolica. Quando la “coscienza apostolica” viene meno o la si ha in maniera immatura, imperfetta, offuscata, si spegne la vita consacrata.

P. Diego Spadotto, CSCh

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