P. Marco era convinto che l’istruzione e l’educazione della gioventù erano una rete di salvezza 

P. Marco ha vissuto così la sua città e ha donato ai giovani la sua vita, la sua gioia, le sue fatiche, “tempo, preghiera, vicinanza e affetto paterno”.

La rapida visita di Papa Francesco a Venezia, il 28 aprile scorso, è stata per noi un invito a fare memoria di P. Marco Cavanis che a Venezia è nato e là con il fratello Antonio ha fondato la Congregazione delle Scuole di Carità. Il Papa nei suoi interventi gioiosi con i giovani, ha fatto ricordare a noi Cavanis, con gratitudine al Signore, il P. Marco, la sua passione per la “povera gioventù dispersa”, i suoi interventi scherzosi e pieni di brio, anche quando ritornava dai viaggi e poteva nuovamente stare insieme ai ragazzi della scuola. Diceva il Papa che da sempre Venezia è “segno di bellezza… a partire dagli ultimi, segno che fa tutti fratelli e uguali”.

P. Marco ha vissuto così la sua città e ha donato ai giovani la sua vita, la sua gioia, le sue fatiche, “tempo, preghiera, vicinanza e affetto paterno”.

Ci ha mostrato con il suo umile girovagare in cerca di aiuti per la scuola “la realtà dura, la carenza di strutture, di risorse, di violenza che generavano sofferenza” nella città, come pure le opportunità “attraverso il rispetto e la cura di talenti e capacità dei giovani… spesso imprigionate dalle vicende della vita, ma che possono riemergere per il bene di tutti e che meritano attenzione e fiducia”. 

P. Marco era convinto che l’istruzione e l’educazione della gioventù, erano una rete di salvezza per la città di Venezia, per liberarla da progetti che cercavano di nascondere disuguaglianze e povertà e, come disse papa Francesco: “l’aporofobia, terribile neologismo che significa fobia dei poveri”.

P. Marco ha affrontato coraggiosamente, la povertà e fragilità della gioventù sia con le Istituzioni cittadine che con i giovani stessi, perché imparassero a usare discernimento e coscienza critica per essere protagonisti del loro futuro.

Nell’incontro con i giovani, papa Francesco ha affrontato la stessa problematica: “Spesso ci si trova a lottare contro una forza di gravità negativa che butta giù, un’inerzia opprimente che vuole farci vedere tutto grigio”. “Lasciamoci prendere per mano dal Signore, che non delude mai chi confida in Lui”. “Non bisogna lasciare niente all’improvvisazione, occorre perseverare, giorno dopo giorno. “E farlo insieme, perché l’insieme ci aiuta ad andare avanti. Il “fai da te” non funziona”.

Ne era convinto P. Marco con le sue battaglie per la libertà della Scuola, l’Oratorio, la Congregazione Mariana, le varie Associazioni culturali che lui e il fratello Antonio iniziarono e animarono per aiutare i giovani a diventare “buoni cristiani e ottimi cittadini”. 

Papa Francesco: “Giovani, non isolatevi, cercate gli altri, fate esperienza di Dio assieme, in gruppo, senza stancarvi… senza paura andate controcorrente… prendete la vita tra le mani, mettetevi in gioco… lasciate il cellulare e incontrate le persone. Siate veri «rivoluzionari”… dando vita a una sinfonia di gratuità in un mondo che cerca solo l’utile… siate creatori di bellezza, e fate qualcosa che prima non c’era. E quando voi sarete sposati e avrete figli, avrete fatto una cosa che prima non c’era. Questa è la bellezza della gioventù, quando diventa maternità o paternità: fare una cosa che prima non c’era. Pensate dentro di voi ai figli che avrete, e questo deve spingervi in avanti, non siate professionisti del digitare compulsivo ma creatori di novità. Rimanete nel Signore, che non va interpretato come qualcosa di statico, stare fermi, parcheggiati nella passività; in realtà invita a mettersi in movimento, a crescere nella relazione con Lui, accogliere la sua Parola, seguirlo sulla strada del Regno di Dio”. 

P. Diego Spadotto, CSCh

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