Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla – Papa Francesco

La pandemia ha mostrato con evidenza spaventosa un “mondo malato”...

Formazione.
Formazione.

Papa Francesco

“Per guidare la nave devi conoscere la nave, l’equipaggio, i fondali, le correnti, i venti, e soprattutto le stelle” (Platone).

Nella situazione in cui si trova la Congregazione c’è più che mai bisogno di “piloti” che conoscano, senza presunzione, la nave/Congregazione, con la sua storia e le sue reali possibilità di “navigazione” in mari agitati e insicuri; che conoscano l’equipaggio/persone che la compongono, le loro storie e difficoltà personali; che conoscano i fondali e le secche in cui sono entrate la formazione e la spiritualità; le correnti/tendenze che la spingono fuori rotta; i venti degli umori instabili e delle mode che vanno e vengono; che conoscano, soprattutto, le stelle della volontà del Signore e dei giovani che indicano il cammino e le scelte da fare. Serve, poi, uno sforzo in “unità di intenti” di cui solo persone rette e umili sono capaci. Sforzo che consiste nel dominare i propri risentimenti, ambizioni e paure. La pandemia ha evidenziato tante situazioni di vuoto culturale e spirituale in molti di noi e mancanza di punti di riferimento solidi. In tale contesto di incertezza e fragilità “diventa fondamentale ricostruire un sistema fondato sulla centralità della formazione e della presenza dei ragazzi nella vita delle Congregazione  più che sull’ “eurozelo” e la sopravvivenza di quanto realizzato fino ad ora”.

Ci siamo mai chiesti se i ragazzi ci vogliono bene come amici, educatori, fratelli maggiori, e  “padri”? I giovani quando hanno bisogno cercano noi per un consiglio o un aiuto? E noi, per essere “veramente padri” dei giovani, possiamo dire di amarli come li hanno amati e serviti i Fondatori? La convivenza con i ragazzi ci rende migliori, più generosi, gioiosi e pieni di speranza? I giovani sono la ragione della nostra vita Cavanis. Se un educatore Cavanis, consacrato o laico, non sente questo, allora vuol dire che è uno dei tanti funzionari di un sistema fallito o che sta fallendo e ha sbagliato strada. Ora, i progetti comuni per il futuro con e per i giovani si raggiungono non per affinità e simpatia ma attraverso scelte personali di valori condivisi. Il resto viene dalla fatica e dalla fede. La Congregazione sarà salvata dal Signore attraverso i giovani e non dai nostri calcoli. Come Cavanis educatori ci troviamo ad affrontare una sfida cruciale: testimoniare e vivere il Vangelo in un mondo dominato da quello che papa Francesco ha definito «sistema ingiusto alla radice», alimentato da «un’economia che uccide». Un sistema che sacrifica sull’altare dell’idolo denaro la dignità e la libertà di milioni di giovani. Disuguaglianze inedite nella storia di fronte alle quali non possiamo restare zitti e inerti: a impedircelo è il Vangelo stesso.

Un sistema socio-economico segnato dall’ineguaglianza e dallo scarto, in cui troppo facilmente i bambini e i giovani sono i più indifesi, ma hanno disponibilità a collaborare, ad essere solidali e a guardare agli altri e all’ambiente, tenendo conto del fatto che “tutto è connesso” (LS 138). La pandemia ha mostrato con evidenza spaventosa un “mondo malato”, come segnala papa Francesco, con la conseguenza di un rapporto insostenibile e offensivo con la Madre Terra. Troppo spesso abbiamo pensato di essere padroni e abbiamo rovinato, distrutto, inquinato quell’armonia di viventi in cui siamo inseriti.  A cinque anni dalla “Laudato Sí” è urgente convocare i giovani e dare vita a iniziative per una “ecologia integrale”: “comunicare la bellezza del creato; denunciare le contraddizioni al disegno di Dio sulla creazione; nella scuola educare i ragazzi al discernimento, imparando a leggere i segni della natura; dare una svolta agli atteggiamenti e alle abitudini non conformi all’ecosistema; scegliere di costruire una casa comune; far conoscere le buone pratiche di proposte eco-sostenibili operare in sinergia con quanti nella società si impegnano nello stesso spirito”. Gli stili di vita ci portano a riflettere sulle nostre relazioni, consapevoli che la Congregazione si costruisce nella diversità delle differenze, ora che essa si è diffusa nel mondo, per stabilire nelle comunità religiose e educative nuove relazioni: accettare non omologare, accogliere non escludere, servire non dominare, e: “Vivere in questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà (Tt 2,12).

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