Per recuperare lo sguardo dei piccoli in un mondo senza confini, sul sentiero della speranza

Il Papa e i bambini di tutto il mondo insieme, il 6 novembre: “Impariamo dai bambini e dalle bambine” per “tornare ad avere dei sentimenti puri come bambini”. Perché chi è puro come un bambino appartiene al Regno di Dio. I bambini ci insegnano la limpidezza delle relazioni, l’accoglienza spontanea di chi è forestiero e il rispetto per tutto il Creato. “Cari bambini e a tutti voi vi aspetto per imparare anch’io da voi!”

Alcuni bambini arriveranno dalle zone più difficili, povere e significative del pianeta. Si tratta sulla necessità di recuperare lo sguardo dei più piccoli, ritrovare il cuore del Vangelo: “se non diventerete come i bambini non entrerete nel Regno dei Cieli”. Significa che dobbiamo accoglierli, rispettarli e tutelarli maggiormente. E soprattutto che “dobbiamo passare più tempo con loro, i bambini possono davvero rieducarci”.

I bambini sono da mesi al lavoro per preparare l’incontro e mostrare che la nostra vita di adulti è inquinata dall’aria viziata. Abbiamo davvero bisogno di disinquinare il cuore e lo sguardo per recuperare la straordinaria bellezza che questo mondo contiene e vive. I bambini in questo sono maestri.

L’iniziativa è nata in vista della pubblicazione di una “Enciclica dei bambini: Rieducare il mondo degli adulti”, di cui Papa Francesco ha curato la prefazione, è sulla scia della Laudato Sì e della Laudate Deum, essa ha qualcosa di rivoluzionario e inedito.

L’iniziativa, organizzata in sinergia con il Dicastero per la Cultura e l’Educazione, la Comunità di Sant’Egidio, la Cooperativa Auxilium, Trenitalia, gli Uffici Scolastici Regionali, la Tavola della Pace, della Federazione Italiana Gioco Calcio, ha anche come scopo arduo convertire e rieducare molti genitori assenti o impreparati per la missione dell’educazione dei figli.  I bambini ci insegnano a camminare insieme, a sperare insieme, a “sperare contro ogni speranza, “spes contra spem” (Rm 4, 18).

Tale speranza, supera la nostra immaginazione di adulti e ci chiama ad abbandonare di ogni pretesa di superiorità, abbraccia e trascende tutto ciò che desideriamo di bello per i nostri figli. La speranza non è ottimismo, ma la fiducia che tutto ciò che viviamo, tutta la nostra confusione e il nostro dolore, in qualche modo avranno senso nella missione educativa. La crisi degli adulti è dovuta all’individualismo acuto, alla disgregazione della famiglia, alle disuguaglianze sempre più profonde che provocano un vero e proprio «tsunami di solitudine».

Bisogna raccogliersi nella speranza per tutta l’umanità, soprattutto per i bambini e i giovani. Bisogna riscoprire la gioia della vera conversazione con i bambini, quella che non parte da risposte preconfezionate e già pronte e che “ha bisogno di un salto fantasioso”. 

In quest’ottica, gli educatori e i genitori, devono imparare a parlare in modo giocoso come fanno i bambini, a “diventare bambini” secondo gli insegnamenti del Vangelo, bambini, ma non puerili. Solo così si riuscirà vincere quella “serietà ottusa e senza gioia” che spesso affligge gli adulti. Un’altra caratteristica dell’ascolto e della vera conversazione con i bambini è quella del suo essere “rischiosa” perché porta alla conversione, in quanto ci cambia e fa nascere una dimensione nuova della nostra vita e della nostra identità di adulti.

L’essere umano è “un lavoro in corso”, se ritrova la gioia e la coerenza dei bambini e queste lo conducono nel “Regno dei cieli dei bambini”. Restare ancorati a «identità chiuse e fisse, scolpite nella pietra», proprie degli adulti non permette di aprirsi e capire che “la differenza è fertile, generativa”.

L’esperienza ci insegna che “Se parli a un uomo in una lingua che comprende, arriverai alla sua testa, ma se gli parli nella lingua madre che parlano i bambini arriverai al cuore”. I bambini parlano la lingua “madre”, quella del cuore, della speranza. I bambini sanno che gli antichi sono arrivati a scoprire la forma della terra guardando la sua ombra proiettata sulla luna durante le eclissi, sanno che la storia senza la geografia è una grande bugia, che l’umanità senza il Creatore e il Creato si autoelimina.

P. Diego Spadotto, CSCh

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