Quale missione attende i confratelli che saranno chiamati al capitolo?

La vita consacrata ha bisogno, oggi più che mai, di uomini sereni, capaci di affrontare le sfide con umiltà e visione profetica, che godano di: buonaconsistenza psicologica, integrità di vita, capacità di comunicare e delegare, obbiettività nelle valutazioni, disposizione alla malleabilità e al cambiamento. 

Il loro valore non sarà misurato da quello che hanno ottenuto durante la vita ma da quello che hanno donato di se stessi agli altri, dai segni profondi di bontà che hanno lasciato nel cuore delle persone. Insegnando ad avere coraggio, a sfidare lo status quo per rompere schemi e ad andare oltre, imparando e crescendo, pronti ad essere i primi a mettersi in gioco. Esiste sempre la possibilità di migliorare, se non si accetta nulla passivamente e non ci si accontenta della mera sufficienza e della mediocrità.

Fin dall’inizio del Capitolo e nelle votazioni ed elezioni ogni capitolare si ricordi che è capitolare della Congregazione, non di una parte territoriale, di un “partito”, di un gruppo, di una comunità. Non deve rendere conto a nessuno, nemmeno a chi l’ho ha eletto, ma a Dio e alla propria coscienza (se ne ha una) per l’interesse e il bene della Congregazione. Da qualunque parte territoriale provenga, deve sentire la responsabilità e possedere la libertà, di promuovere il bene non della sua parte territorialené di se stesso, ma il bene comune, con chiarezza e rettitudine morale.

«Siamo un popolo in cammino»che abita quaggiù, ma va in cerca della città futura, la Gerusalemme nuova indicata dal veggente dell’Apocalisse. Proprio per tale ragione ogni capitolare  «pratica con coraggio un inesausto rinnovamento»,non «vive di nostalgia»o non si ammala «di risentimento né è affetto da “documentite”,guarda a quel futuro che fa “crescere lungo il cammino il suo vigore”.  

Papa Francesco, in Evangelii gaudium,fa notare con schiettezza che i documenti non destano lo stesso interesse che in altre epoche e sono rapidamente dimenticati, perche generalmente guardano al passato e non hanno dimensione profetica. Gesù non è venuto ad abolire la legge/documenti, ma ad abolire la falsa sicurezza che essi creano, immobilizzano il tempo e trasformano la vita in una fedeltà a “regole”e non alla Carità.

La vita è sempre più grande delle regole e dei documenti, essi servono per vivere e dovrebbero aiutare a osare il futuro e a superare il senso di scoraggiamento che è presente quando si affrontano nuove sfide.

Scegliendo i capitolari, “é tempo di superare quel senso di impotenza e di scoraggiamento, di smarrimento e di scetticismo che paralizzano, tra aspettative improbabili, risentimenti amari e ambizioni”. È necessario che ogni confratello e ogni comunità trovino modo di dedicarsi agli “esercizi spirituali del pellegrinaggio”,facendo discernimento sulla realtà della gioventù con la Parola di Dio e la preghiera.

L’immagine di religiosi sempre indaffarati che “non hanno mai tempo per il discernimento e molto tempo per le chiacchiere”non ci fa molto onore.“La disciplina del tempo e la lucida persuasione delle priorità possono renderci più realistici, uomini di ascolto e di preghiera, che proprio perché pregano e pregano sempre e pregano bene possono essere guide affidabili nel pellegrinaggio della vita” (Francesco).

Abbiamo forze troppo esigue per una “messe”dagli orizzonti sconfinati, avvertiamo il pericolo di“lasciarci cadere le braccia”(cfr. Sof 3,16), ma Dio rinnova un energico appello e una promessa: “Camminate de pregate!”,il Vangelo vi svelerà l’idolatria di chi lo strumentalizza perché non fa discernimento e quella di una società rimbambita dalla paura o dalla mania del successo.

P. Diego Spadotto, CSCh

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