Tutti a scuola dalla giovane Maria per imparare la gioia missionaria di servire i giovani

Ogni educatore, sacerdote o religioso Cavanis che vive con i giovani, sa che il suo lavoro sarà fecondo se assume questo atteggiamento mariano di preghiera e disponibilità a Dio...

Scuola Cavanis di Venezia. Immagine della Madonna.
Scuola Cavanis di Venezia. Immagine della Madonna.

Nel suo libro ”Tutti a scuola di Maria per imparare la gioia”, A. Pronzato, scrive: “L’amore a Maria va sussurrato più che gridato, nascosto gelosamente più che esibito, per riuscire non dico a penetrare, ma almeno a sfiorare il mistero di questa giovane donna che ha detto “sì” a Dio anche per noi”. Questa “giovane donna” che sa accogliere nel mistero il Figlio e lo ascolta, insegna a genitori, educatori, sacerdoti e religiosi, a essere discepoli del “giovane Figlio” e ad ascoltare la gioventù, con pazienza, discernimento e attenzione. 

P. Antonio e P. Marco Cavanis sono stati discepoli di Gesù con lo stile di Maria, in famiglia e nella Congregazione Mariana. Maria, parla poco ma insegna molto, con l’esempio e un linguaggio semplice e umile. Giovane saggia, “con il suo sì accetta l’imprevisto, concede libertà d’azione al Dio sorprendente, si dichiara disponibile a seguire le traiettorie impensate e impensabili dello Spirito”. 

Ogni educatore, sacerdote o religioso Cavanis che vive con i giovani, sa che il suo lavoro sarà fecondo se assume questo atteggiamento mariano di preghiera e disponibilità a Dio: “finché non preghi, chiunque può affondare le unghie dentro di te e strapparti i valori più preziosi. Metteti davanti a Dio con l’umiltà di Maria”. 

Il “mal di terra” é il contrario dell’umiltà che è il “mal di cielo”. Chi soffre di “mal di terra” non riuscirà mai catturare le traiettorie dello Spirito che ha associato Maria al mistero di salvezza, in Gesù. Nel Sinodo dei Giovani lo Spirito si è fatto presente nei padri sinodali e nei giovani che vi hanno partecipato. Tutti si son fatti umili e si sono messi in ascolto reciproco e dello Spirito, come Maria. Speriamo che nel prossimo Capitolo questo atteggiamento caratterizzi anche i nostri capitolari, affinché la Congregazione passi da un “Ministero pastorale per i giovani” a un “Ministero pastorale umile ed evangelizzatore con i giovani”, imitando i Fondatori con i giovani della Congregazione Mariana.

I giovani chiedono maggiore ascolto e dialogo, vogliono impegnarsi di più nella missione evangelizzatrice della Chiesa e ci sfidano a diventare comunità di testimonianza evangelica più autentica. Chiedono di camminare insieme nello spirito di Papa Francesco, dell’Evangelii gaudium e di Maria “preoccupata per la mancanza di vino” nella vita dei Chiesa, in particolare, a riguardo del ruolo che le donne e i giovani dovrebbero avere nella società e nella Chiesa, a riguardo della loro identità e impegno con i poveri, l’ecologia e la cura della “casa comune”. 

La Chiesa ci chiede di essere una Congregazione inclusiva di tutti i giovani, non solo di coloro che sono dentro l’ovile. Auguriamoci che non sia vero che nel nostro Capitolo 2019 la storia si ripete. Abbiamo bisogno di novità di Spirito. Per non ripetere la storia bisogna conoscerla ed entrare in un cammino di conversione personale e comunitaria che permetta di inventare nuove modalità di servizio alla gioventù.

Imitando Maria non è difficile diventare “creativi e saggi”. P. Antonio e P. Marco Cavanis ci chiedono di non aver paura e di impegnarci con e come Maria, fiduciosi nella Provvidenza che: “ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote”Maria, il Papa, i poveri, sono stati i grandi “amori” dei nostri Fondatori, umili discepoli di Gesù con stile di vita mariano, fedeli al Papa, umili servitori dei poveri.

Ci hanno lasciato questo legato da vivere, orientati dalla Parola di Dio, in comunità Cavanis missionarie con forti caratteristiche mariane. Le nostre comunità, oggi, sono diventate multiculturali e capaci di una dialettica che supera le tendenze a fissarsi sulla propria cultura, capaci di valorizzare adeguatamente persone e culture diverse, capaci di rompere con intelligenza schemi fissi di comportamento, per dare continuità al carisma e per l’arricchimento reciproco.

Evangelizzare ed educare non vuol dire “europeizzare o occidentalizzare” partendo da pregiudizi e scarsa conoscenza delle culture diverse dalla propria, ma vuol dire scoprire percorsi nuovi per incarnare il carisma, conoscendo, rispettando, valorizzando le “sementi del Verbo” presenti in ogni cultura.

P. Diego Spadotto, CSCh

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